F1 – La “casa” di cui voglio parlarvi non è il luogo dove ci sentiamo al sicuro, dove si trovano i nostri affetti. No, la casa di cui intendo parlare è quella del film horror del 1981. Il cult del genere “La Casa” del regista Sam Raimi (i giovanissimi lo conosceranno soprattutto per la trilogia cinematografica del supereroe Marvel Spider-Man dei primi anni 2000), capostipite della trilogia che comprende il sequel/remake “La Casa 2” che si conclude con “L’Armata delle Tenebre”.
In ambito sportivo la “casa” è il luogo in cui risiede una squadra o un atleta, in qualsiasi disciplina. Per quanto è bello vincere e trionfare in “casa”, davanti al proprio pubblico, la cosa non eguaglierà mai la soddisfazione di imporsi a “casa” degli altri.
![F1](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/06/Vettael-jpg.webp)
Silverstone 2018: “A casa loro”
Mentre in Italia, in quella calda estate, si discute del problema dell’immigrazione clandestina, il leader della Lega Matteo Salvini lancia lo slogan “a casa loro” riferendosi agli immigrati che sbarcavano sulle coste italiane. La Formula 1, in quei giorni, vive l’acceso duello fra la Ferrari di Sebastian Vettel e la Mercedes di Lewis Hamilton.
Arrivati a Silverstone, Vettel guida la classifica generale di appena 1 punto sopra l’eroe di casa. In gara Lewis parte dalla pole con il tedesco subito dietro. L’inglese scatta male e viene toccato dall’altro ferrarista, Kimi Räikkönen, costringendolo alle retrovie.
Vettel dimostra di essere in forma perfetta e conduce una gara magistrale. Hamilton, dopo una furiosa rimonta, si accontenta della 2° posizione. Il tedesco, preso dall’entusiasmo per la vittoria in terra del rivale, prende in prestito lo slogan salviniano “a casa loro”, sapendo bene che a circa 17 km dal tracciato di Silverstone, a Brackley, c’è la sede della Mercedes.
Al successivo Gran Premio, quello di Germania, ad Hockenheim, a circa 45 km da Heppenheim, luogo natio del 4 volte campione della Red Bull, quello slogan pronunciato in Inghilterra gli si ritorcerà contro.
Al sabato, nelle qualifiche, precisamente nel Q2, Lewis Hamilton prende pesantemente il cordolo, la sua W09 rimane danneggiata nella parte idraulica e dovrà dire addio al resto della qualifica. Iconica l’immagine in cui il britannico, sceso dall’abitacolo, spinge la sua auto in panne. Partirà in 14° posizione. Vettel invece agguanta la pole.
La domenica sembra essere il primo spartiacque del mondiale con i duellanti al titolo uno in pole l’altro in 14° posizione. Ma ad Hockenheim il tempo, si sa, è spesso variabile.
Mentre Hamilton rimonta posizioni su posizioni, la pioggia scombussola la gara. Al giro 52, in curva 12, Vettel con la sua Ferrari va al bloccaggio nell’unico punto del tracciato tedesco che non lascia scampo. La monoposto colpisce le barriere e si insabbia: Seb deve dire addio ai sogni di gloria. Non solo per il Gran Premio di casa, ma anche per il mondiale. Da lì in poi la Mercedes di Hamilton sarà imprendibile e l’inglese vincerà il quinto titolo iridato.
Hamilton, con il tedesco fuori dai giochi, vince la gara partendo dalla 14° posizione. A casa di Vettel. Da lì in poi la Mercedes sarà imprendibile e l’inglese vincerà il quinto titolo mondiale, superando i risultati del tedesco della Ferrari.
![F1](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/06/Hoc-jpg.webp)
Monaco 2024: “A casa tua Charles”
Dopo anni e anni di delusioni nei vari Gran Premi disputati a Monte Carlo, casa del ferrarista Charles Leclerc, nel 2024 tutti si aspettavano che la maledizione, comparabile a quella di un altro ferrarista, il brasiliano Rubens Barrichello, per il Gran Premio del Brasile, si spezzasse e che potesse finalmente vincere il suo Gran Premio. Così è stato.
Il monegasco domina qualifiche e gara. Un GP tutto sommato avaro di emozioni in cui i primi 10 hanno mantenuto le loro posizioni iniziali. Nell’ultimo giro il telecronista Sky, Carlo Vanzini, si lancia in una serie di stereotipi classici urlando oltre il limite dei decibel ammessi per questo genere di vittoria.
Il nome di ogni curva della pista di Monte Carlo e l’immancabile “casa”, come se il pubblico non sapesse che Leclerc fosse monegasco. Il tutto sembra l’anatema, letto dal protagonista Ash Williams del film sopra citato, quando trova il libro maledetto, il “Necronomicon”, che dà il via a tutto l’orrore che potete vedere nella pellicola.
Due settimane dopo, per il Gran Premio del Canada, la redazione di Sky che si occupa della Formula 1, riprende le parole del suo telecronista principale “a casa tua”, utilizzando l’immagine di Leclerc affiancata a quella di Gilles Villeneuve, pilota canadese e leggenda della Ferrari.
Il GP di Montreal disputato ieri risulta essere il peggior Gran Premio da quando il francese Frédéric Vasseur è in carica. Le Ferrari sono entrambe eliminate nel Q2, con Leclerc 11° e Sainz subito dietro, 12°.
La domenica della gara è il completamento del disastro con entrambe le SF-24 a non cavare un ragno dal buco. Leclerc con qualche noia al motore, prova l’azzardo mettendo le slick, ma la pista è bagnata dalla pioggia caduta su Montréal e gli pneumatici duri mostrano tutta la loro inadeguatezza per le condizioni del tracciato. Subirà anche l’umiliazione di essere doppiato dai primi 6 classificati e si arrenderà poco dopo ritirandosi.
Sainz, in una gara anonima, si ritirerà dopo un contatto avuto con la Williams (probabilmente il suo prossimo team, nel 2025) di Alexander Albon negli ultimi giri. Le due Ferrari non si ritiravano nella stessa gara dal Gran Premio dell’Azerbaijan del 2022.
![](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/06/Lec-jpg.webp)
Appena dopo che si parla di “casa”, le sfortune arrivano tutte insieme. La telecronaca italiana dovrebbe essere più posata, meno stereotipata e col volume più basso. Si può vincere in “casa”, senza adire a particolari sentimentalismi narrativi perché la gara tra le “mura amiche” è solo un evento che porta punti verso un sogno più grande: quello di diventare campione del mondo.
Per il resto sarebbe conveniente, visti i risultati, non nominare più la parola “casa”. Come diceva Eduardo, essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.
Crediti foto: Scuderia Ferrari