24 ore di Le Mans, analisi Hypercar – Smaltita la sbornia di emozioni dell’evento più importante della stagione endurance, è tempo di analizzare con lucidità il dominio Ferrari, concretizzato in una storica tripletta sul circuito de la Sarthe. Un successo costruito non solo sulla prestazione pura, ma su un’efficacia complessiva che ha neutralizzato ogni tentativo di rimonta da parte della Porsche 963 di Estre e compagni.
Quella del 2025 è stata un’edizione atipica sotto molti aspetti. Il meteo ha regalato un weekend completamente soleggiato, con temperature insolite per il nord della Francia. Mercoledì e giovedì si sono toccati i 30 gradi centigradi, mentre nelle 24 ore della gara le condizioni sono rimaste stabili, privando la corsa delle variabili meteo che spesso l’hanno resa imprevedibile.
In questo scenario lineare, la gestione del passo è diventata il tema centrale. Con una sola Safety Car – in seguito all’incidente della LMP2 di Nielsen Racing – e pochi altri rallentamenti (alcune slow zone e brevi FCY), la gara si è giocata tutta sulla consistenza e sull’efficienza strategica. Ed è qui che la Ferrari ha fatto la differenza.
24 ore di Le Mans, analisi Hypercar: Ferrari implacabile. Ritmo, gomme e strategia perfetta

La Ferrari 499P nonostante qualche errore e relative penalizzazioni, ha mostrato una superiorità evidente, confermando fin dalle prime libere un passo gara difficilmente replicabile dalla concorrenza.
Le prestazioni nei settori intermedi e nelle simulazioni di gara avevano già lasciato intuire un potenziale importante. Le qualifiche avevano forse seminato qualche dubbio, ma il team aveva dichiarato serenità, rivelatasi poi ben fondata nel confronto diretto.
L’analisi del live timing durante la gara ha mostrato un comportamento chiaro: in avvio la Ferrari ha spinto forte per portarsi in aria pulita e prendere il controllo del gruppo. Raggiunta la testa, ha gestito senza mai perdere realmente il comando, nonostante le penalità. Il vero segreto? La straordinaria gestione dei pneumatici Michelin.
Le rivali – Porsche, Toyota, Cadillac e BMW – riuscivano a tenere il passo con gomme fresche. Ma con il passare dei giri, Ferrari ha preso il largo. Nei doppi, tripli e addirittura quadrupli stint, le 499P hanno mostrato un degrado contenuto e una costanza invidiabile, diventando imprendibili.
Il momento chiave: triplo stint contro gomma nuova
Un episodio simbolico è arrivato nei giri finali: Porsche ha tentato l’azzardo montando gomme nuove per forzare l’attacco. Ma anche con coperture fresche, la 963 non è riuscita a tenere il passo della Ferrari su gomme usurate da tre stint consecutivi.
È qui che si è vista la reale superiorità di Maranello. Un vantaggio che noi avevamo riportato nella preview precedente ad Imola, dove scrivevamo di una Ferrari “oltre il BoP”. Un’affermazione che a Le Mans ha trovato piena conferma.
Il lavoro sul raffreddamento dei freni – introdotto a San Paolo 2024 – e il grande sviluppo invernale hanno portato la 499P a diventare il punto di riferimento in termini di utilizzo degli pneumatici. Un ruolo che nel 2023 era appannaggio di Toyota. In due stagioni, Ferrari ha ribaltato il quadro.
24 ore di Le Mans, analisi Hypercar: BoP efficace, ma non basta contro chi lavora meglio

Capitolo BoP. Il Balance of Performance ha funzionato. Lo si è visto in qualifica, dove le Ferrari non hanno brillato sul giro secco: la migliore delle tre ha chiuso settima. Poteva andare anche peggio se Toyota non avesse vanificato due giri veloci con De Vries (mercoledì) e Buemi (giovedì).
Le limitazioni oltre i 250 km/h hanno avuto effetto, così come la gestione dei MegaJoule totali. Ferrari ha spinto molto sul Virtual Tank nelle fasi iniziali, rientrando spesso prima di Porsche, che dispone di una maggiore riserva energetica e ha potuto ridurre le fasi di lift and coast.
Tuttavia, quando le Rosse si sono portate al comando, hanno saputo gestire meglio di tutti. Non c’era un BoP errato, bensì una Ferrari capace di sfruttare le gomme Michelin in modo superiore. E questo – come già accaduto in passato con Toyota – è un elemento difficilmente regolabile via regolamento.
Il limite tecnico è stato superato in pista
Dove si può intervenire? Solo sui parametri prestazionali puri, non certo sulla sensibilità e sull’efficienza nel gestire le gomme. La capacità Ferrari di essere più dolce, più precisa e meno aggressiva sullo pneumatico ha reso vani i tentativi di riequilibrio.
Questa Ferrari ha vinto non solo con la velocità, ma soprattutto con la qualità complessiva del pacchetto: assetto, strategia, comprensione della pista e lavoro sul lungo periodo. A Le Mans, nel 2025, è stato tutto questo a fare la differenza.